Incostituzionale è l’urgenza

Il Senatore Vannino Chiti ha risposto alla lettera di protesta e  di messa in guardia contro la procedura d’urgenza imposta dalla maggioranza del Governo Introvabile, firmata da molti lettori di questo blog insieme con molti altri cittadini, negando che si tratti di tempi strettissimi e a ridosso delle ferie, ma semplicemente di “tempi ragionevolmente brevi, così come imposto dall’esigenza di avviare finalmente un cammino auspicato da più parti per rendere più efficienti le nostre istituzioni” . Al Senatore Chiti Raffaele D’Agata ha inviato questa contro-argometazione:

 

“Onorevole Senatore,

Le do atto, innanzitutto, che Lei è tra i pochi destinatari che abbiano sentito il dovere di rispondere con argomenti alle sollecitazioni che molte persone con me hanno inviato a Lei e a Suoi colleghi circa le progettate modifiche o deroghe alla procedura di  revisione della Costituzione,  volute come preliminari a un progettato cambiamento della Costituzione stessa.   Quanto alla sostanza del Suo argomento, ciò che Lei sostiene è che i tempi  adottati per tale operazione non sarebbero “strettissimi” (come noi denunciamo) bensì  soltanto “ragionevolmente brevi”:  dove la ragionevolezza appare definita – implicitamente ma chiaramente – in termini di conformità a un’asserita urgenza. Ora, il punto è proprio qui: l’urgenza, in tale materia, può mai essere conforme alla Costituzione, oppure già la viola gravemente?  Secondo Lei, evidentemente, non la viola; secondo noi, invece, la viola, appunto, gravemente. I padri costituenti vollero l’art. 138 proprio per escludere  che revisioni della Carta costituzionale potessero mai essere definite  urgenti, né (tanto meno)  perseguite con urgenza:  soprattutto da parte di uno schieramento che formalmente dispone di una maggioranza di due terzi, ma ne dispone (come già è accaduto per la modifica, in sé gravissima, dell’art. 81) a causa di una legge elettorale inficiata da forti e autorevoli dubbi di incostituzionalità.

In più, è da osservare che modificazioni o deroghe all’art. 138 non sono modificazioni apportate a una parte qualsiasi della Carta, ma precisamente alla Sezione II  del suo Titolo VI , avente per oggetto le “Garanzie costituzionali”: lo stesso, per intenderci, che fonda la Corte costituzionale ed esclude la forma repubblicana dello Stato da qualunque processo di revisione. Si tocca, insomma, un nucleo profondo, quello che in un ordinatore elettronico sarebbe la cosiddetta scheda madre; non avrò allora un ordinatore modificato, ma un altro ordinatore.

A questo si deve necessariamente aggiungere che il processo è già iniziato, con la recente modificazione dell’art. 81 (la cosiddetta “costituzionalizzazione del pareggio di bilancio”) che sostanzialmente neutralizza l’art.3, cioè una chiave di volta degli stessi principi fondamentali della Carta. Di ciò si sottolinea  generalmente l’aspetto lesivo dei princìpi di solidarietà sociale alla base del modello di civiltà pensato e sentito dai padri costituenti, ma c’è anche un aspetto illiberale da sottolineare con forza, cioè il valore di legge cogente attribuito a una particolare teoria economica (oltretutto sempre meno accreditata in sede scientifica). Non si sa quanto ciò sia meno grave dell’eventuale costituzionalizzazione di una particolare credenza religiosa.

Lei comprenderà certamente, onorevole Senatore, come un tale insieme di processi in atto, evidentemente legati insieme da una sola logica, non possano non essere  avvertiti da una parte vastissima del paese come un attacco a valori fondamentali  tale da dettare una ferma resistenza, e come una grave rottura del vigente e sostanziale patto di cittadinanza.

Con osservanza,

Raffaele D’Agata



Categorie:Uncategorized

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