Dal No sociale all’Alleanza del lavoro

Da Comitati per il No, le nuove strutture del risveglio democratico non hanno che proseguire come Comitati per il Sì nel referendum per la cancellazione del cosiddetto “Jobs Act” la prossima primavera, e come Alleanza democratica del lavoro che si offra tra l’altro agli stessi e spesso giovani nuovi elettori del 4 dicembre qualora il potere decidesse di schivare il referendum anticipando al massimo il comunque inevitabile ritorno alle urne politiche.

Finora, le imprecise e vaghe argomentazioni che si trascinano da anni in Italia intorno all’idea dell’unità della sinistra in un soggetto politico nuovo hanno mostrato stabilmente un andamento ciclico, o meglio spiriforme in senso lievemente ma costantemente introverso (cioè comunque tendente verso un punto di stasi assoluta). Leggere un commento o partecipare a una qualunque delle numerose e concorrenti assemblee dove si discute di unità comporta quasi sempre una sensazione simile a quella descritta come propria degli astronauti (o dei prigionieri): cioè, una forte difficoltà a conservare la percezione dei riferimenti temporali. Il mitico “militante di base” che si rammarichi per non avere potuto partecipare ad uno qualunque degli incontri nazionali convocati mediante solenni appelli corredati da firme può sempre consolarsi sapendo che potrà apprezzare quasi tutte le argomentazioni perdute (volendolo davvero) se parteciperà ad una di quelle successive.

Molto di questo dipende dall’indeterminatezza della questione, ruotante intorno a un concetto impreciso ed equivoco come quello di sinistra, assolutamente inadeguato a stabilire per fare che cosa possa valere la pena ed essere necessario unirsi. Un indicatore elementare di ciò è naturalmente la normale possibilità di udire frasi in cui il termine sia riferito a qualcosa che comprenda (per esempio) l’Onorevole Pittella e il Dottor Calenda. E, appunto, quando si passa ai (rari) contenuti, un altro indicatore è la frequenza e rilevanza di argomentazioni e perfino di scontri aventi per oggetto un’idea che secoli di storia consegnano insuperabilmente a un destino di equivoci e di indeterminatezza, come quella di Europa. Tanto più che un tale destino è diventato, se possibile, ancora più evidente nel corso degli ultimi decenni.

L’esperienza dell’ “Altra Europa con Tsipras”, e le discussioni a più largo raggio che ne riguardano i contenuti, dice molto su questo. Accettare l’ “Europa” come terreno di azione politica e di lotta poteva (e può) significare molte cose diverse, e certamente anche contraddizioni da sciogliere come quelle che si sono rivelate durante la recente vittoriosa battaglia per la difesa della Costituzione italiana. Durante questa battaglia tutti abbiamo avuto modo di ricordare meglio che tra la Costituzione italiana del 1948 (e più d’una di quelle più o meno coeve) da una parte, e l’assetto costituzionale dell’Unione Europea, esiste una contraddizione insanabile: nei principi, nelle regole e nei fini. Battersi, perciò, nel solco dei valori democratici e sociali di questa come di tutte le costituzioni antifasciste del dopoguerra significa agire in Europa come forza antisistema, ossia anti-istituzionale e anti-costituzionale.

Dopo la battaglia conclusa il 4 dicembre, a livello nazionale ciò significa qualcosa di leggermente diverso, dal momento che la distinzione tra “sistema” e “antisistema” qui diventa diversa e più complicata. Il potere di fatto, condiviso dalle forze che hanno dominato il sistema politico tra la fine del secolo scorso e i primi due decenni di questo in cui siamo, si è infatti sviluppato come un potere antisistema (in senso reazionario). La formazione e l’organizzazione di un campo popolare e socialista (e non equivocamente “di sinistra”) dovrebbe essere perciò la formazione di un campo antagonista rispetto al sistema politico stabilito di fatto, in quanto fondato su una quantità di modifiche sostanziali della Carta, ridotta a simulacro quanto all’efficacia effettiva delle sue idee ispiratrici (come il dovere di promuovere eguaglianza reale, il diritto al lavoro e i diritti nel lavoro, la forma parlamentare di governo e il suo carattere innanzitutto rappresentativo).

Il voto del 4 dicembre, perciò, indica il terreno nuovo su cui una nuova ed efficace forza popolare e socialista può nascere in Italia. A livello organizzativo la capillarità dei Comitati per la democrazia costituzionale, e a livello “spontaneo” il miracolo del ritorno al voto (e del risveglio di protagonismo giovanile che lo ha determinato), sono le occasioni e le risorse giuste e adeguate (nel loro insieme) per uscire finalmente dalla spirale, ossia dalla coazione a ripetere e ripetersi. Da Comitati per il No, le nuove strutture del risveglio democratico non hanno che da proseguire come Comitati per il Sì nel referendum per la cancellazione del cosiddetto “Jobs Act” la prossima primavera, e come Alleanza democratica del lavoro che si offra come alternativa agli stessi e spesso giovani nuovi elettori del 4 dicembre qualora il potere decidesse di schivare il referendum anticipando al massimo il comunque inevitabile ritorno alle urne politiche.

I Comitati e il nuovo protagonismo popolare dovrebbero prendere la guida, e tutte le esistenti organizzazioni, senza sciogliersi o senza interrompere processi di riaggregazione come quello che prende il nome di “Sinistra Italiana”, o la generosa avventura del “nuovo” PCI, dovrebbero effettuare sostanziose e insieme precise “cessioni di sovranità” all’organizzazione trasversale della nuova mobilitazione popolare. Ma non basta. I contenuti dovranno essere chiari, a partire dal carattere essenziale della sfida da ingaggiare, che è una sfida “anti-istituzionale” nel senso detto prima, ossia di rivendicazione della Costituzione violata dal sistema di fatto. Un sistema che naturalmente comprende “questa” Europa, e ne discende. E comporta quindi la contestazione – con ogni dovuto senso di responsabilità e di prudenza, che non significhi rinuncia e non escluda lo scontro – la legittimità delle sue norme.

Il discorso, naturalmente, è da precisare e da proseguire.

Raffaele D’Agata



Categorie:Uncategorized

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