Gli strateghi della cosiddetta governabilità hanno pronto un nuovo trucco elettorale. Ce la faranno davvero? In tal caso se la vedranno con la metà scarsa di italiani che apprezzano questo tipo di gioco e intendono parteciparvi. Noi abbiamo da occuparci dell’altra metà.
Gli inguaribili maniaci dell’ingegneria politologica che ha avvilito e avvizzito la democrazia italiana begli ultimi venticinque anni tirano un respiro di sollievo. È pronto un nuovo stratagemma per assicurare la famigerata governabilità, certamente indispensabile per andare avanti con le privatizzazioni, l’aziendalizzazione e mercificazione della scuola e della cultura, la svalorizzazione del lavoro, e così via, sulla base di una prevedibile e scontata (per quanto instabile e turbolenta, ma questo non si dice) alternanza “bipartisan”. Questa volta sembra anche congegnato bene per aggirare formalmente la sostanziale incostituzionalità, che è sempre rilevabile considerando la stretta omogeneità che esiste tra un metodo elettorale proporzionale e lo spirito della Carta: a meno che non si arrivi finalmente a denunciare e sanare il vulnus introdotto negli anni novanta del secolo scorso con la prassi illegittima di designare e indicare formalmente sulla scheda elettorale un “candidato premier” (che possa essere perfino un goliardico giovanotto di cui oggi si parla), in barba al carattere parlamentare del nostro regime democratico.
Possono farcela, e possono non farcela. Il partito (volendo usare una parola grossa) del giovanotto di cui sopra, con il vento dei sondaggi ancora in poppa, avrebbe voluto adesso qualcosa di molto più simile al genere di porcellum in salsa renziana che la Corte costituzionale ha bocciato: vede bene infatti che il nuovo trucco è fatto anche per sbarrargli la strada e perciò si opporrà con decisione. La sinistra parlamentare, per il momento, tiene duro, anche se in particolare MDP (in quanto sotto l’influsso della nebulosa pisapiana cui tende ancora spesso a riferirsi) sembra soltanto storcere la bocca piuttosto su questioni di dettaglio che di sostanza. Anche l’estrema destra, per sue ragioni, è urtata e contraria. Soprattutto, il giovanotto di Rignano può sempre essere interessato a lavorare contro sotterraneamente temendo (dal suo punto di vista) le sirene “progressiste” che possono erodere il suo dominio sul proprio partito (sempre usando parole grosse) una volta ritornato in vigore il principio delle coalizioni pre-elettorali.
Tuttavia, malgrado ciò, possono anche farcela. E se ce la fanno? In tal caso se la vedranno con la metà scarsa di italiani che apprezzano questo tipo di gioco e intendono parteciparvi. Noi abbiamo da occuparci dell’altra metà.
Raffaele D’Agata
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