Il ritorno della Balena Rosa

Superata la parentesi grillina, l’americanizzazione del nostro sistema politico appare stabilizzata. La lunga marcia dell’opposizione antisistemica ricomincia da ciò.

Se una tendenza può essere estratta dai risultati delle elezioni regionali in Emilia-Romagna, si può constatare che il declino del Partito democratico sembra essersi arrestato, verosimilmente non tanto per forza propria quanto come conseguenza della vertiginosa e rapida implosione del fenomeno grillino, di cui le schegge si sparpagliano ormai tra i due campi di un sistema politico ritornato sostanzialmente bipolare. L’americanizzazione del nostro sistema politico appare consolidata in un processo che distingue ormai il presente secolo da quello precedente (certo, non in meglio), e non appare reversibile, purtroppo, se non nel corso di sviluppi per i quali non basterà probabilmente neanche una sola generazione.

In questo bipolarismo finalmente anche troppo “perfetto” non c’è alcuna stabile né riconoscibile corrispondenza tra distinti partiti politici e distinti interessi di classe. Al momento, in Italia, la maggior parte dei ceti popolari autoctoni (corrispondenti cioè alla “white working class” al di là dell’Oceano) sembra tendere prevalentemente ad affidare la propria rappresentanza alla destra, culturalmente retriva e socialmente tanto conservatrice quanto demagogica, attualmente guidata da Matteo Salvini. Ciò non toglie che inclinazioni culturali più decenti (per merito, o per sorte) inducano anche settori di classe lavoratrice a riconoscersi nell’attuale Balena Rosa, analogamente a quanto accadeva nel secolo scorso  nel caso della Balena Bianca (per altri motivi, e in un senso diverso).

L’Italia si presenta dunque oggi come uno dei paesi europei dove l’eclissi della tradizione socialista, comunista, e comunque anti-capitalista, è più vicina ad essere totale. Le schegge di quella che ancora all’inizio del secolo era una consistente sinistra detta (chissà perché) “radicale” non hanno mai rimediato alla perdita di prestigio e di credibilità prodotta da molte loro oscillazioni di comportamento e dalla scarsa chiarezza del loro messaggio politico e culturale, a cominciare dalla maggiore tra queste, che ancora poco più di una dozzina di anni fa riscuoteva un consenso elettorale intorno al dieci per cento. La generosa iniziativa dei giovani di “Potere al popolo”, dopo essere anche stata duramente frenata da gelose e attive diffidenze di quelle schegge, resta per ora ai margini del sistema politico così configurato e non supera lo stadio (tuttavia primario e fondamentale) del radicamento capillare in alcune aree di conflitto sociale urbano e di resistenza auto-organizzata al dominio capitalistico.

Se la diagnosi circa la stabilizzazione del sistema politico italiano secondo un modello più o meno anglosassone è esatta, ciò significa che il futuro ideale e realistico nel medio periodo, per un movimento come “Potere al popolo”, sarebbe rappresentato (in teoria!) dal modello di “Momentum”, cioè del movimento soprattutto giovanile che ha reso possibile la restituzione di un carattere socialista e di classe al Partito laburista britannico (la cui recente “sconfitta” con il trenta per cento dei voti è qualcosa di cui faremmo veramente meglio, noi, a non parlare, salvo meditare sul carattere ferramente conservatore di ogni sistema elettorale maggioritario o comunque corretto artificialmente, e sul modo di lottare contro tali costrizioni). Ma, purtroppo, le condizioni che rendano possibile ciò sono oggi totalmente assenti nel nostro paese, dove la Balena Rosa è veramente riuscita a somigliare (in modo commovente) al suo omonimo d’oltre Oceano: così come (correlativamente) l’altro polo del sistema politico continua ad avere più successo nell’attirare il corrispondente italiano della “white working class” (con tutta la triste devastazione culturale che si associa con questo).

In tale quadro, cioè, perfino l’ipotesi attualmente molto remota di sommovimenti e mutazioni genetiche entro la Balena Rosa (per quanto interesse attività di studio e di formazione come quella promossa da Fabrizio Barca possano suscitare, a quanto sembra ovunque fuorché all’interno del PD) sarebbero fortemente indeboliti nei loro effetti immediati dalle devastanti conseguenze di un terremoto che ha dislocato i fondamenti culturali e di classe del sistema dei partiti in Italia. Questa è una fra le tante difficoltà (non immediata, almeno) che bisogna prepararsi ad affrontare mentre, al di fuori e contro, esperienze di lotta, di solidarietà e di eguaglianza (cui la partecipazione ad appuntamenti elettorali può continuare ad affiancarsi come strumento, ma non necessariamente) alimentano la crescita delle forze che abbrevieranno la lunga notte di quegli ideali.

Raffaele D’Agata



Categorie:Uncategorized

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