Wall Street sulla difensiva?

Ma può ben darsi che esageri, e volutamente, sebbene l’ “American Rescue Plan” sembri già un po’ più coraggioso (come è facile) del nostro “Recovery Fund”. Comunque  gli manca sempre qualcosa di fondamentale.

di Raffaele D’Agata

Se dovessimo giudicare in base all’intensità del fuoco di sbarramento già lanciato dal Wall Street Journal, l’ambizioso piano economico annunciato dall’Amministrazione Biden  non meriterebbe proprio lo stesso scetticismo che la retorica compassionevole e benevolente del’Amministrazione Obama indubbiamente meritò soprattutto nella prima metà degli anni Dieci, per ricevere infine ampia conferma dai fatti  (con la parziale eccezione rappresentata dal pur timido Obamacare). Disfare veramente le radici e gli effetti quarantennali della Reaganomics, in effetti, non è né rivoluzione né socialismo (di per sé). Ma, pur essendo il minimo,  finora non è mai stato tentato seriamente. Può esserlo, ora?

Per quarant’anni circa, il celebre “riformismo coraggioso”, vagamente evocato entro cerchie  e partiti (sempre più cerchie e sempre meno partiti)  della presunta sinistra postnovecentesca, ha mostrato tutto il suo vero coraggio soltanto nel persuadersi e persuadere che la rivoluzione conservatrice degli anni Ottanta del secolo scorso conteneva lezioni da imparare, e che la sfida consistesse nell’applicarle in modo più raffinato e meno brusco. Recentemente, però, l’ondata di consenso e di mobilitazione suscitata, e i rischi di vincere effettivamente corsi, da campagne come quella di Jeremy Corbyn nel Regno Unito e di Bernie Sanders negli Stati Uniti, hanno rappresentato una sfida senza precedenti nei confronti del consenso (soprattutto passivo) finora guadagnato da quella ideologia attraverso vari mezzi, essendo innanzitutto garantito da una sottile e scientifica opera di distruzione e disarmo di ogni roccaforte organizzata della democrazia sociale (specialmente nel Continente europeo) durante questo ormai lungo periodo. Questi fenomeni sono tanto più importanti in quanto hanno riguardato proprio la culla dell’ondata storica oggi culminante. E se oltre la Manica la controffensiva dell’ordine stabilito ha avuto successo quasi pieno muovendo soprattutto dall’interno del partito laburista (qualunque cosa le sfide nazionaliste possano ulteriormente mettere in moto in Scozia non meno che in Irlanda), negli Stati Uniti la spinta di una mobilitazione popolare capace di rendere spendibile la stessa idea di socialismo, e più fortemente motivata dal carattere oggi apertamente fascista di una parte significativa delle sfide da affrontare, sembra in grado di esercitare un peso significativo: anche in termini di rappresentanti in Campidoglio.  Proprio quest’ultimo fattore può significare che il nuovo Presidente (diversamente dal solito) avrà da cercare meno appoggi “moderati” nei ranghi del partito repubblicano (per quanto “moderatismo” oggi vi resti) che sostegno sicuro da parte del nucleo più motivato e agguerrito dell’alla progressive del suo partito. Non andrà necessariamente così. Ma questi fattori sembrano comunque all’opera.

D’altra parte, scuotere (e possibilmente abbattere) i tabù dell’indebitamento pubblico e della spesa in deficit può essere anche un’operazione molto ambigua, se non si chiarisce bene. Fu proprio la Reaganomics (e, ovviamente, il suo corrispondente italiano rappresentato dalla Craxinomics) che cominciò a fare del debito la gigantesca e mostruosa bolla globale che purtroppo conosciamo, in base al principio secondo cui farsi dare soldi dai ricchi per ridarne loro di più in futuro sia più pagante (politicamente, e da un certo punto di vista) che tassare (innanzitutto loro). La questione, perciò, non è soltanto né tanto come quei quasi duemila miliardi di dollari saranno spesi, ma da dove e come tutto quel denaro sarà preso per non dire creato. (Nel caso del corrispondente “Next Generation EU”, purtroppo, è già possibile saperlo).

Nessuno scetticismo preconcetto, allora. Ma forti dubbi sì, anche se l’atteggiamento giusto in base a tali dubbi è operare (e lottare) per scioglierli in un senso, piuttosto che guardare come si chiariscano da sé. Nemmeno questa volta sarà dal vertice del potere, (come invece accadde eccezionalmente proprio a Washington nel 1933) che la “fuga dal tempio” dei prestadenaro sarà proclamata e sollecitata. Se però il linguaggio della democrazia saprà tradurre in parole semplici e chiare anche il più difficile sapere economico e sociale  (come Marx ed Engels insegnano a fare), può non essere un sogno arrivare a rovesciare i levigati tavoli dei templi della finanza. Il ritorno a regole come quelle della legge bancaria del 1936, abrogata nel 1933 dal governo Amato prima ancora che il corrispondente Glass-Steagall Act fosse abrogato dal coraggiosissimo riformismo clintoniano, può essere tradotto, per esempio, in leggi di iniziativa popolare.

Quanto ancora ai segnali che provengono da Washington, molto più che perplessità devono ancora essere chiarite in tema di politica estera, dove per ora sembra delinearsi una certa continuità del caotico e micidiale miscuglio di eccezionalismo auto-laudativo, e muscolosità militare astronomicamente finanziata, che già portarono l’amministrazione Obama a bruciare in Libia (e con la Libia) le sue residue e limitate riserve di credibilità democratica. Tanto più che la compatibilità tra la voracità del Pentagono e qualunque efficace e credibile politica di equità sociale si rivelò definitivamente impossibile al culmine del boom postbellico negli anni Sessanta del secolo scorso. E fu proprio per “risolvere” la questione che la Reaganomics, e con essa la finanziarizzazione globale, furono inventate, avviate, e scatenate nel mondo.

Dalla barbarie ‒ infine ‒ usciremo finalmente solo quando misure concrete e incisive saranno prese al fine di avere tanto denaro (né più né meno) quanto  serva a lubrificare la pratica, sociale e pacifica attività degli esseri umani, e non tanta vita degna e tanto degno lavoro (cioè sempre ben poco dell’una e dell’altro) quanto serva innanzitutto al denaro. È tempo di essere decisi e fermi nel dirigere il timone in questa direzione.



Categorie:Uncategorized

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