Plebiscitismo e resistenza

I comunisti e le altre forze della democrazia sociale di fronte ai rischi e ai miraggi delle prossime elezioni amministrative

Raffaele D’Agata

Quali effetti generali sono destinate a produrre, e quale senso hanno fin d’ora, le elezioni comunali che avranno luogo tra pochi mesi? Sebbene ovviamente con parole del tutto diverse, la salmodia che televisioni e giornali di regime vanno intonando su questo tema le destina a ridistribuire peso e influenza tra le consorterie che assentono al governo del dispotismo illuminato, e della competenza contabile gradita ai prestadenaro, in ciò che oggi resta più o meno di un Parlamento (oppure fingono, non senza pericoloso successo,di distinguersi).

Ricordando prima di tutto che le presenti regole di elezione delle amministrazioni comunali sono proprio quelle che aprirono la prima breccia sulla via della trasformazione in senso plebiscitario del nostro sistema politico e di tutte le distorsioni costrittive e restrittive dell’auto-rappresentazione democratica della società italiana a livello politico che oggi imperversano, i possibili effetti di questo episodio imminente dovrebbero essere considerati con grande attenzione mentre sembrano nascere sforzi di nuova e maggiore unità nella resistenza alla devastante disciplina sociale imposta dal regime. Le forze organizzate, oggi ancora disperse, della democrazia sociale, sapranno cioè passare attraverso l’appuntamento rafforzando la loro capacità di opposizione e di resistenza, oppure, al contrario, subiranno tutto il suo potenziale di inganno e di divisione?

Purtroppo si deve notare che, per adesso, il brusìo intorno ai candidati sindaci che si preparano ai plebisciti, ossia a contendere tra loro la sempre più ristretta quota di elettori che trova interessante partecipare al gioco, si fa intenso ed equivoco. Spezzoni di realtà associative, e anche di organizzazioni politiche nazionali che fanno più o meno chiaro riferimento a interessi e valori della democrazia sociale (e perfino del comunismo), sembrano non disdegnare di farsi avanti per qualche strapuntino benevolmente concesso entro qualche “coalizione” contornante qualche candidato considerato (per riflesso atavico,o altro) non alieno. Talvolta ciò viene anche giustificato con argomenti nientemeno che antifascisti, sebbene la reale misura dell’asserito e non sempre almeno rituale antifascismo del PD sia stata data per l’ennesima volta da pochi giorni  tanto durante la Giornata dell’Oblio e dell’Autocompiacenza Nazionale quanto mediante l’avallo consapevole e complice alle imprese belliche del neonazismo in Europa Orientale; e ancora,  naturalmente, senza considerare il grande aiuto che le scelte sistematicamente antipopolari del PD stanno dando da tempo alla cinica demagogia neofascista e al suo più che preoccupante e quasi vertiginoso successo.

I recenti segni e i recenti passi che hanno sembrato andare nella direzione dell’unità tra le attualmente diverse bandiere rosse della democrazia sociale (sperimentando anche la possibilità, certo mai da scartare, di utilizzare ciò che resta di un Parlamento ormai simile piuttosto a quelli più classicamente “borghesi” di un tempo), sarebbero tristemente contraddetti, e per molti anche difficili da seguire, se qualcuna di queste bandiere fosse da riconoscere in questo o quel carrozzone che competa negli imminenti plebisciti di regime.



Categorie:Uncategorized

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